Ancora non sai che un giorno proverai un rancore implicito per la
tua mamma.
Io ci provo, ad essere una brava mamma, ma, amore, non ci sono
portata. Sono geneticamente inadatta.
Quasi ogni momento con te commetto degli sbagli, e io so, per
esserci passata con la mia, di mamma, che i miei sbagli, giorno dopo giorno,
anno dopo anno, si accumuleranno come guano su una spiaggia, e a poco a poco il
tuo sentimento di amore diventerà tiepido affetto, blando fastidio, chiara
insofferenza. Per finire appunto, in insistente rancore.
La verità è che, al meglio
delle mie possibilità, ottimisticamente riuscirò a non rovinarti. Ma di base
non ti farò del gran bene. Le mamme col gene giusto sono sorridenti,
tranquille, ti portano a scuola con la manina cantando canzoncine inventate sul
momento, lasciano correre. Corrono pure loro, hanno scarpe da ginnastica, sono
in forma, presenti, dedicate.
Io, amore mio, sono un disastro. Non ho pazienza, sono intransigente,
urlo per niente, sono poco dolce ma molto nervotica, ti trascino a scuola a
passo accelerato sui miei tacchi alti, pronta ad affrontare l’ennesima insoddisfacente
giornata di lavoro.
Ti devo quasi inseguire prima dell’entrata per darti un bacio al
volo, tu sei già scappata via e ti affretti su per le scale con quello zaino
rosa enorme sulle spalle, ti vedo scomparire in una folla di bimbi tutti più
alti di te, quasi corri per non arrivare in ritardo. Questa è la foto di te che
voglio scattare per ricordare com’eri, pesciolino innocente e tenace, quando
ancora mi volevi bene.
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