Immaginate uno scoglio affiorante in mezzo al mare, uno scoglio enorme brullo e roccioso, con poche costruzioni spartane e qualche dammuso pietroso immerso in un paesaggio stepposo. Questa è la prima impressione che avete arrivando a Lampedusa.
Immaginate di imboccare a piedi una discesa ciottolosa e polverosa, sconnessa e instabile, un po’ una metafora geologica delle nostre esistenze, e di arrivare, dopo una decina di minuti, su un pianoro a strapiombo sul mare. Di li se vi affacciate appena appena sarete in grado di capire cosa significa l’aggettivo mozzafiato, vi troverete a fissare a mascelle cascanti e con gli occhi lucidi una piscina naturale di acqua marina azzurro acquamarina (e beh…), abbracciata da un golfo di sabbia bianca e fine larga almeno 400 metri delimitato a sinistra da un isolotto affollato di gabbiani, detto isola dei conigli (e beh…) e a destra da un promontorio roccioso.
In un posto del genere chi ci potete trovare? Tartarughe che nidificano, gabbiani che svolazzano, melchiorre il cubista lampedusano esperto in capperi sotto sale, massimo ciavarro che vi illuminerà sul nome dei venti, un uomo fiorentino che inventa nomi femminili bizzarri, e naturalmente, se siete proprio proprio fortunati, il mio amico stefano.
Immaginate di imboccare a piedi una discesa ciottolosa e polverosa, sconnessa e instabile, un po’ una metafora geologica delle nostre esistenze, e di arrivare, dopo una decina di minuti, su un pianoro a strapiombo sul mare. Di li se vi affacciate appena appena sarete in grado di capire cosa significa l’aggettivo mozzafiato, vi troverete a fissare a mascelle cascanti e con gli occhi lucidi una piscina naturale di acqua marina azzurro acquamarina (e beh…), abbracciata da un golfo di sabbia bianca e fine larga almeno 400 metri delimitato a sinistra da un isolotto affollato di gabbiani, detto isola dei conigli (e beh…) e a destra da un promontorio roccioso.
In un posto del genere chi ci potete trovare? Tartarughe che nidificano, gabbiani che svolazzano, melchiorre il cubista lampedusano esperto in capperi sotto sale, massimo ciavarro che vi illuminerà sul nome dei venti, un uomo fiorentino che inventa nomi femminili bizzarri, e naturalmente, se siete proprio proprio fortunati, il mio amico stefano.
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