lunedì, ottobre 11, 2010

Un libro illuminante


Sto leggendo la biografia di Agassi, che ho tanto amato, e ancora amo (in remoto)
Al di là della mia risaputa passione per le cosce dei tennisti, il ragazzo aveva un quid in più, era una contraddizione vivente: veloce, irriverente, vulcanico, e allo stesso tempo perduto nei suoi pensieri, emotivo, sempre un po’ fuori luogo.
In lui vedevo il riflesso delle mie menate adolescenziali, un tentativo goffo e sexy di nascondere le proprie debolezze dietro a colori accecanti e capelli arruffati.
Nella biografia fa diverse rivelazioni scottanti. Io sono rimasta colpite da due in particolare. La prima è che lui odia il tennis, l’ha sempre odiato. Una verità sorprendente e liberatoria: cioè, è normale, e perfettamente accettabile, fare un lavoro che non ti piace, per tutti, persino per un tennista prodigioso.
La seconda rivelazione riguarda i suoi capelli: ho sempre avuto una predilezione per gli uomini coi capelli lunghi (di recente mi è passata, chiaramente). Il suo look, sexy-macho-tamarro-capelluto mi faceva impazzire.
Viene fuori che Andre, fin da giovanissimo, perdeva i capelli. Con candore rivela che preferiva coprire la calvizie incipiente con una parrucca.
Finchè un bel giorno, decide. Abbandona la sua chioma e si rasa a zero. In quel momento, simbolicamente, muore Andre ragazzo e nasce Andre uomo. Uomo incasinato ma sempre uomo.
Mai nella vita si è visto un tale cambiamento esteriore accompagnato da tale cambiamento interiore. A quello da ragazzina non ero pronta, non volevo che lui crescesse, così improvvisamente, e allora l’ho lasciato, questo mio fidanzato adorato. Non gli ho perdonato di essere diventato uomo. E calvo.

Poi l'ho rivisto, dal vivo, agli Internazionali di Roma, in uno dei suoi ultimi tornei prima di ritirarsi e mi sono innamorata di nuovo. Finalmente il MIO Andre (credo che il segreto della sua popolarità fosse proprio l’empatia che riusciva a scatenare nei fans), prima tormentato, poi pelato, aveva trovato un equilibrio, forse addirittura la serenità. Padre di famiglia, riconciliato con il suo destino, amato dal pubblico, addolcito nei lineamenti, libero di commuoversi e di essere felice.

Era cresciuto, come me, e ancora una volta aveva qualcosa da insegnarmi. Uno sconosciuto che mi pare di conoscere intimamente. Possibile?

2 commenti:

Max ha detto...

Possibile possibile, tra i 12 e i 17 anni ho avuto tante di quelle amanti virtuali che nessuno tranne carpo e metacarpo di "Federica" possono ricordare. Alla faccia del 2.0.
A proposito cos'è il tennis? :PPP

stefano ha detto...

allora? devo regalarti un altro libro per vedere un altro post o ce la facciamo prima di capodanno? :)